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Politici e Internet: ci sono o ci fanno?

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La notizia è di questi giorni: è stato approvato un emendamento del Senatore della Repubblica Gianpiero D’Alia al decreto sicurezza, denominato “Repressione di attività di apologia o incitamento di associazioni criminose o di attività illecite compiuta a mezzo internet”.

Il provvedimento è nato sull’onda dell’eco dei gruppi di Facebook a favore di Riina o degli stupri. Da un lato il provider che fornisce la connessione alla rete viene investito dell’obbligo di controllare i contenuti in rete, dall’altra si dà al governo un potere d’intervento che spetterebbe alla magistratura.

Questo emendamento infatti potrebbe permettere al governo di oscurare tutta la piattaforma che ospita un contenuto a suo avviso criminoso, prima ancora che ci sia una sentenza da parte del tribunale.

Ormai è chiaro: tra la nostra classe politica e Internet si è scavato un abisso di ignoranza. I politici italiani (con l’età media tra le più alte del mondo, va detto), ogni volta che provano a legiferare su Internet, dimostrano di non conoscerne le fondamenta, i meccanismi, i principi.

Prendetevi il tempo di ascoltare questa intervista di Alessandrio Gilioli (L’Espresso) al Senatore D’Alia.

Scoprirete che quest’uomo politico è disposto ad oscurare Youtube o Facebook o il nostro Virgilio se qualcuno vi posta materiali contenenti apologia di reato. Il D’Alia dice testualmente: “Se io faccio apologia di reato, che io lo faccia su un blog, con un ciclostilato, con un telegramma, con un bigliettino, con un comunicato stampa, non cambia: sempre di un reato si tratta, e va perseguito, va perseguito colui il quale se ne fa complice pubblicando queste porcherie, ivi compreso il gestore di Internet, tanto per essere chiari”.

Cioè si potrebbe chiedere ad esempio di bloccare le Poste Italiane, se io ti mando per telegramma un’apologia di Provenzano, oppure oscurare Vodafone se te la recito al telefono (magari Vodafone e TIM, se io ho Vodafone e tu TIM). Oppure bloccare le attività delle cartiere, per impedire che si faccia apologia di reato tramite bigliettini (con grande giovamento delle foreste amazzoniche, peraltro).

“E’ come bloccare tutta la linea ferroviaria perché in una stazione ci sono dei graffiti sconvenienti” ha infatti commentato Facebook, dalla California.

Potreste pensare che la mia opinione sia di parte, dato che lavoro per Virgilio. Ma che ne dicono gli altri blogger? “Questi sono pazzi” taglia corto Luca Conti. Risponde Vanz di “Maestrini per caso“: “Per quanto possa condividere lo sdegno, non sono pazzi: è vero che non sanno bene quello che fanno, ma secondo me ci provano pure”. Stefano Quintarelli: “E’ preoccupante perché consente, a fronte di un concreto elemento di istigazione a disobbedire le leggi (e quindi pretestuosamente estendibile ad libitum), di filtrare tutte le comunicazioni private di ogni persona, come se avvenissero in pubblico”.  Inoltre “quanto richiesto dalla norma, e’ evidente che tecnicamente non è fattibile. Almeno non più di quanto sia fattibile combattere le inondazioni facendo evaporare l’acqua.”

Parliamone…

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